"Solo quelli che sono così folli da pensare di cambiare il mondo, lo cambiano davvero"


20 febbraio 2011

Giochi di prestigio






Dopo un pò di assenza dal blog, ecco un post per continuare a seguire le incredibili avventure del nostro debito pubblico e della sua inesorabile corsa verso l'abisso. Il punto del non ritorno. 

Intanto, mentre attorno all'Italia le popolazioni arabe insorgono contro i loro dittatori dimostrando un grande coraggio e voglia di cambiare il futuro, noi siamo qua con il nostro caro Berlusconi. I suo fan più accaniti arrivano al punto di manifestare in sua difesa, come se uno degli uomini più ricchi del pianeta avesse bisogno di essere difeso quando può già comprarsi tutto, sentenze comprese. Tutto questo distrae l'attenzione su problemi inutili. I politici oggi devono interrogarsi solo ed esclusivamente se esistono vie per rilanciare l'economia italiana o se con un atto coraggioso sia meglio farla fallire per poi ripartire con un sistema diverso e più sano. Non se Berlusconi sapeva che Ruby avesse 17 o 24 anni.


Torniamo al nostro debito pubblico. Di male in peggio mi viene da dire. Il debito pubblico italiano ha raggiunto la mirabolante quota 1.870 miliardi di euro. Una follia che non dà cenno a fermarsi. Il nostro stato sta andando avanti con soldi che NON ESISTONO.

Ecco qualche riga tratta dal blog di Beppe Grillo dove tratta il problema del debito pubblico:

"In marzo, insieme alle rondini e alla primavera, arrivano le cambiali europee e l'ultimo telegramma da Bruxelles. Francia e Germania, che posseggono 700 miliardi di euro del nostro debito, per continuare a sostenere i titoli pubblici italiani chiedono un piano dirientro nei parametri di Maastricht per portare il rapporto tra il debito pubblico lordo e il Pil al 60 %. Il rapporto attuale è quasi il doppio, circa il 120%. Il Pil è al palo. Non cresciamo. In 10 anni l'unico Paese a far peggio dell'Italia nel mondo è stato Haiti. Il debito va al galoppo, a botte di 100 miliardi di euro in più all'anno. Se il Pil non cresce e il debito pubblico è arrivato a 1.870 miliardi, c'è un solo modo per rientrare: ridurre il debito di circa 900 miliardi. Il dilemma è quindi: "Debito o default?". L'Europa non può permettersi un nostro default, rischierebbe di crollare come un castello di carte. I titoli italiani in mano alla Francia equivalgono al 20% del Pil francese e con un default diventerebbero carta straccia. La cosiddetta "ristrutturazione" del debito di cui si discute non è altro che il quasi azzeramento del valore del titolo. Un po' come quando viene "ristrutturata" un'azienda per mandare tutti a casa."

Chi pagherà tutto questo?

Noi o Berlusconi & company dotati di elicotteri, ville in paradisi fiscali, guardie del corpo e amicizie con i dittatorelli di questi "stati"?

La risposta è tristemente ovvia. Inoltre, in questi giorni l'unione europea ha avvallato la linea del nostro bravissimo ministro dell'economia Tremonti : ora quando si calcolerà il debito di uno stato, si considererà anche il livello di indebitamento delle famiglie di quello stato.

Un gioco di prestigio per far si che questo teatrino continui.

In poche parole, vengono "truccati" i numeri e d'ora in poi non si dovrà guardare solo quanto uno stato è indebitato, ma anche alla capacità che hanno le famiglie (i privati) di ripagare questo debito in caso di fallimento dello stesso stato. 
Berlusconi, Fini, Bossi, Bersani, Casini si indebitano, comprano case, danno lavoro a parenti e amici, pagano le escort, vanno in pensione dopo qualche anno da parlamentare....e quando qualcuno ci chiederà il conto saremo noi a pagare i loro debiti, perchè ne abbiamo la capacità.


Come può continuare ad esistere un sistema malato come questo?
Quanto ancora l'UE e gli USA riusciranno a coprire e drogare un sistema finanziario con le ore contate?


Una cosa è sicura, quelli che saranno costretti a pagare saremo noi gente comune. 

Personalmente spero crolli tutto il prima possibile, non mi piacciono le illusioni. 

Preferisco la realtà, subito. Avremo più tempo per ricostruire un futuro migliore.

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